Da tempo non scrivo su questo blog. 

Ora vorrei tornare a farlo rivivere. 

Ma per fare questo mi sono spostata qui su wordpress

Spero veniate a trovarmi...
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Toccare le parole come se fossero nuove, immergerle nel silenzio.

Lasciarle volare perché ritrovino le loro radici.

Ridare loro il potere dell’incanto, la magia del loro suono, la capacità di generare l’incontro.

Ritrovarle le parole. Inventare spazi dove riscoprire la loro sorgente. Imparare a sostare in questi spazi.

Parlare e ascoltare, abitare insieme il nostro presente. La parola come filo sottile che unisce.

Inventare luoghi dove le parole possano respirare.
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di Emilia de Rienzo

“Muoiono solo anziani e malati”, così  hanno cominciato a rassicurare la gente quando si è affacciata alla finestra del nostro mondo la minaccia di un virus che stava attaccando la nostra società e metteva in pericolo la nostra salute, la nostra stessa vita.

“È una semplice influenza”, “sono tutti in paranoia”, hanno aggiunto e ci hanno tranquillizzato tutti, dai politici agli specialisti. E noi a seguirli connessi ad un computer o davanti ad uno schermo.
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I romanzi sono seconde vite. Al pari dei sogni di cui parla il poeta francese Gérard de Nerval, rivelano i colori e la complessità della nostra e sono pieni di gente, facce oggetti che ci sembra di riconoscere. In tali occasioni ci sembra che quel mondo fittizio e godibile sia molto più reale di quello che viviamo […] desideriamo che il romanzo non finisca e speriamo che quella seconda vita continui a evocare in noi un solido senso di realtà e autenticità.
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La parola grazie non usa più molto e, quando viene pronunciata, non sempre gli attribuiamo valore che meriterebbe. Mariangela Gualtieri ce la propone e la declina guardando a tutto ciò che abbiamo davanti agli occhi e non vediamo più, non apprezziamo abbastanza. Il mondo ci porge ogni giorno meraviglie che ci sfuggono e non ci incantano più.  Con questa poesia, la poetessa dice grazie, grazie e ci invita a riprendere questa parola per ritrovare il senso più profondo della vita.
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Anche questo è un segno di vecchiaia. Quando ormai ti rendi conto che un bicchiere non è altro che un bicchiere e che gli uomini, qualunque cosa facciano, sono solo creature mortali. Poi invecchia il tuo corpo; non tutto in una volta, certo, invecchiano per primi gli occhi oppure le gambe, lo stomaco, il cuore. Si invecchia così, un pezzo dopo l'altro.
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Ho sempre desiderato scrivere, persino quando andavo a scuola e nulla di quello che si faceva in quelle aule destava in me interesse. Desideravo scrivere per trovare forse un luogo, uno spazio in cui depositare le tempeste emotive da cui spesso mi sentivo travolgere, desideravo scrivere per dire quello che non riuscivo ad esprimere parlando, desideravo scrivere per sfogarmi, per piangere, per ridere in quella stanza di solitudine che è il foglio bianco di fronte a cui ti trovi.
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Ci sono storie che non si riescono a raccontare. 

Per raccontare bisogna richiamare alla memoria ed è troppo, immensamente doloroso. 

Ci sono storie di cui non si conserverà memoria, perché nessuno le raccoglie, nessuno le ascolta, perché tutti preferiscono non sapere.

La vedo spesso quella ragazza, parla da sola in una lingua indecifrabile. Dice per lo più parole sconnesse, parole inesistenti. La sua lingua l’ha dimenticata, quella del paese in cui ora vive, non l’ha imparata.
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Il teatro ufficiale, tradizionale continua nei suoi percorsi, va per la sua strada e monopolizza molti dei finanzia

menti e delle risorse. Ad una tendenza generale, in cui è sempre più evidente la disaffezione al teatro, si sta rispondendo portandolo in luoghi e spazi diversi e lontani dal circuito ufficiale e tradizionale.  Si fa avanti un progetto tutto nuovo che vuole accorciare le distanze fra teatro e cittadini, che vuole vivere nonostante la mancanza di sovvenzioni e aiuti.

Io mi vergogno, provo una profonda vergogna perché non faccio che parlare, parlare, senza fare nulla che cambi questo paese, che possa ricordare all'Europa che ha saputo unirsi dopo uno dei massacri peggiori che la storia ricordi.

Vorrei riuscire a ricordare che nessun godrà di nessun beneficio vero se avrà cancellato la propria umanità, se avrà negato la dignità a tanti esseri umani. Prima gli italiani, si va sbandierando da molto tempo questo slogan...
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